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“La Rambla” non è solamente la via simbolo di Siurana, ma ha anche giocato un ruolo importante nella storia dell’arrampicata. L’ho sempre guardata con riverenza e ammirazione.
Spagna
Via sportiva
La Rambla
Siurana
40 m
9a+
Ramon Puigblanque (2003)
-
L’ultimo giorno di permanenza a Siurana, durante l’ultimo tentativo di salita, quando ormai una parte di me aveva rinunciato, sono riuscito a centrare il bidito che fino ad allora mi aveva respinto e ho chiuso la via, realizzando, così, un altro piccolo sogno nel cassetto.
Siurana mi è molto cara. È stata la meta di uno dei miei primi viaggi arrampicatori in falesia, e negli anni ci sono tornato diverse volte. Nonostante ci abbia trascorso molto tempo, le sue falesie piene di storia, il paesaggio e la roccia la rendono sempre affascinante. Così, dopo il periodo di allenamento invernale, avevamo deciso di trascorrerci qualche settimana, senza grandi obiettivi in testa.
Molte vie di Siurana le avevo già salite, ma rimaneva ancora qualche conto in sospeso, così sono riuscito a salire abbastanza velocemente vie come “A Muerte” (8c+/9a), “Chikane” (8c+), “L’odi social” (8c/+)” ed “El membre” (8c).
Avendo ancora due settimane a disposizione, mi ero riproposto di dare un’occhiata a quella che ancora oggi considero la via simbolo della zona: “La Rambla”, alla quale avevo sempre guardato con ammirazione e timore.
Provandola, con mio grande stupore, le sensazioni sono state buone sin dal principio. Dopo alcuni giri di perlustrazione ho iniziato a cadere molto in alto, dove non avrei mai pensato di arrivare; la motivazione aumentava giorno dopo giorno e la via si era ben presto trasformata nel mio progetto per quel viaggio. Babsi (Barbara Zangerl n.d.r.) stava provando altro, quindi ci alternavamo, dando vita a una routine che mi rilassava. Più trascorrevano i giorni, più mi sentivo vicino a salirla, anche se continuavo a cadere sempre nello stesso punto, a poche prese dalla fine delle difficoltà, nonostante ci arrivassi abbastanza riposato. I tagli nelle dita, oltretutto, non aiutavano, tant'è che sono stato costretto ad abbandonare il progetto per diversi giorni in attesa che guarissero.
Ormai mancava poco alla partenza, ma quel movimento continuava a respingermi. Così, ho smesso di insistere con la soluzione a me più congeniale, cercando, per disperazione, una modalità alternativa. Era la sera del penultimo giorno, ed ero caduto altre tre volte, a pochi metri dalla catena.
Proprio quando stavo per gettare la spugna, ho trovato un’altra soluzione per il passo che continuava a respingermi. La mattina seguente saremmo dovuti ripartire, ma non ce l’avrei mai fatta a lasciare Siurana senza un ultimo tentativo. Tentando di estraniarmi dalle pressioni esterne, all’ultimo riposo ho ripassato mentalmente il passaggio per la sezione successiva, ho centrato il bidito e ho continuato fino in catena sospinto dagli incoraggiamenti di Babsi. Era fatta.