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“Gondo Crack” è una linea molto logica, che non necessita di spit per essere salita. Eseguita in questo modo richiede sicuramente più impegno, ma riesce a trasmettere emozioni più forti.
Svizzera
Arrampicata tradizionale
Gonzo Crack
Cippo
20 m
8c R
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Qualora dovessi individuare una linea simile a quella di “Gondo Crack”, personalmente deciderei di non chiodarla. Spero che la nostra salita aiuti a trasmettere questo modo alternativo di vivere l’arrampicata.
Negli ultimi anni ho trascorso molto del mio tempo in Ossola: le sue pareti di granito rappresentano il parco giochi perfetto per gli amanti dell’arrampicata trad e il potenziale per aprire nuove vie sembra infinito; inoltre ci sono moltissimi progetti ancora aperti.
Tra di questi, il più famoso era probabilmente “Gondo Crack”, nella falesia del Cippo in Svizzera, proprio dopo il confine con l’Ossola; la linea era stata chiodata alla fine degli anni Novanta da due icone dell’arrampicata ossolana, Maurizio Pellizzon e Alessandro Manini.
È una sottile fessura che sale in diagonale un muro leggermente strapiombante; la prima parte, fino a un riposo a 2/3 della via, è relativamente semplice, ma tutte le difficoltà si concentrano negli ultimi metri. Negli anni ha resistito ai tentativi di molti arrampicatori, diventando uno dei progetti più celebri della zona.
Dopo il nostro viaggio in Spagna volevamo “rispolverare” nuovamente i friends, quindi ci siamo diretti subito in Ossola.
Avevamo già provato la via una volta, l’autunno precedente, ma era giunto il momento di liberarla: siamo riusciti a salirla il secondo giorno, in versione “sportiva”, ma per noi era chiaro fin dall’inizio che sarebbe stato il massimo in green-point, ovvero utilizzando solamente delle protezioni mobili per assicurarci. La via, infatti, segue una sottile fessura che termina solo pochi metri sotto la catena; la linea è così evidente che personalmente ritenevo si potesse salire anche senza spit.
Così, dopo qualche giorno di riposo siamo tornati, controllando le protezioni e capendo come posizionarle. La prima parte è protetta decentemente, anche se in certi punti sarebbe sconsigliato cadere, mentre la seconda, il crux, è caratterizzata da un lungo run out su un piccolo friend. Il piazzamento sembra buono, ma bisogna effettuare tutta la sezione chiave, che termina con un lancio aleatorio, senza proteggersi; se quel friend saltasse, si potrebbe arrivare quasi a terra. Alla fine, però, ce l’abbiamo fatta: siamo saliti senza utilizzare gli spit.
Eseguita in questo modo, la via richiede sicuramente più impegno, ma trasmette anche emozioni più forti. Qualora dovessi individuare una linea simile a quella di “Gondo Crack”, personalmente deciderei di non chiodarla. Spero che la nostra salita aiuti a diffondere questo modo alternativo di vivere l’arrampicata, soprattutto in una zona come l’Ossola, un vero paradiso per l’arrampicata trad.
Articolo su planetmountain.com Articolo su alpinist.com Articolo su ukclimbing.com